Giro d’Onore 2019 – La Pista Azzurra è pronta per Tokyo

In vista della passerella azzurra in programma domani, martedì 19 novembre a Modena, abbiamo ripercorso, settore per settore, la lunga stagione appena conclusa. E’ il turno della pista: 31 medaglie, di cui 11 d’oro, 2 titoli mondiali, 7 titoli europei, 2 record del mondo e 2 record italiani di valore assoluto lanciano i pistards azzurri ai vertici.

Per la pista azzurra il 2019 è stato l’anno della svolta. Nel momento in cui bisognava fare sul serio, con la qualificazione olimpica da conquistare, i pistard italiani hanno impresso un’accelerazione che ci ha catapultati ai vertici assoluti. Impresa che assume contorni più definiti se si pensa che la stagione si era aperta con la “chiusura” (scusate il gioco di parole) di Montichiari, l’estate dello scorso anno. Poi, ai Campionati del mondo di Pruszków, a febbraio, è arrivato il secondo stop. La scivolata di Lamon costringeva il quartetto maschile al 10° posto: tanti punti persi, in previsione olimpica, nei confronti delle dirette concorrenti.

Così mentre la pista femminile già in Polonia dava corpo al progetto di Dino Salvoldi di un gruppo di giovanissime altamente competitivo anche a livello assoluto, ci pensava Filippo Ganna, sempre a Pruszków, a suonare la carica e ridare fiducia a tutto il settore dell’endurance maschile, vestendo per la terza volta la maglia iridata nell’individuale.

Quella maglia iridata ha aperto metaforicamente la stagione d’oro della pista italiana; il record italiano del quartetto maschile l’ha chiusa. In mezzo ci sono 31 medaglie, di cui 11 d’oro, 2 titoli mondiali, 7 titoli europei, 2 record del mondo e 2 record italiani di valore assoluto, 55 atleti convocati in rappresentanza di 31 società sportive.

I protagonisti di questa affascinante e superba stagione saranno premiati al Giro d’Onore che si terrà a Modena domani, martedì 19 novembre, presso il Baluardo della Cittadella, dalle ore 11,30.

Ai mondiali in Polonia, oltre al già citato Ganna, l’Italia porta a casa la medaglia d’argento di Letizia Paternoster nell’Omnium e quella di bronzo di Davide Plebani nell’inseguimento individuale. La ragazza trentina si conferma come uno dei talenti più cristallini del ciclismo italiano. L’argento alle spalle di una “cannibale” che risponde al nome di Kirsten Wild, in una disciplina olimpica difficile come l’Omnium, è la consacrazione per questa ragazza di soli 20 anni. In qualche modo Letizia impersonifica la nuova generazione di campionesse che quest’anno hanno lasciato il segno sui tondini di mezzo mondo ed firmato il nuovo record italiano dell’inseguimento a squadre: 4’15″915 realizzato a Gand in occasione dei campionati europei U23. Un quartetto (Elisa Balsamo, Martina Alzini, Letizia Paternoster, Vittoria Guazzini) di giovanissime e già fortissime. A loro aggiungiamo anche Marta Cavalli, che ha contribuito all’oro di Minsk, sempre nell’inseguimento a squadre, in occasione dei Giochi Olimpici Europei, e Martina Fidanza (scratch). Aggiungiamo, soprattutto, Maria Giulia Confalonieri, Campionessa europa nella corsa a punti per il secondo anno consecutivo, capace di onfermarsi in una specialità prestigiosa e complessa in cui vincere è difficile, ripetersi molto di più.

La “rivoluzione verde” della pista femminile è ben rappresentata dal quarto titolo mondiale consecutivo per l’inseguimento a squadre juniores femminile, conquistato a Frankfurt da Camilla Alessio, Giorgia Catarzi, Sofia Collinelli, Eleonora Gasparrini e Matilde Vitillo. Queste maglie iridate ci dicono che cambiano le interpreti, ma resta valido il sistema di lavoro che il tecnico azzurro ha saputo costruire.

Ai mondiali in Polonia, oltre al già citato Ganna, l’Italia porta a casa la medaglia d’argento di Letizia Paternoster nell’Omnium e quella di bronzo di Davide Plebani nell’inseguimento individuale. La ragazza trentina si conferma come uno dei talenti più cristallini del ciclismo italiano. L’argento alle spalle di una “cannibale” che risponde al nome di Kirsten Wild, in una disciplina olimpica difficile come l’Omnium, è la consacrazione per questa ragazza di soli 20 anni. In qualche modo Letizia impersonifica la nuova generazione di campionesse che quest’anno hanno lasciato il segno sui tondini di mezzo mondo ed firmato il nuovo record italiano dell’inseguimento a squadre: 4’15″915 realizzato a Gand in occasione dei campionati europei U23. Un quartetto (Elisa Balsamo, Martina Alzini, Letizia Paternoster, Vittoria Guazzini) di giovanissime e già fortissime. A loro aggiungiamo anche Marta Cavalli, che ha contribuito all’oro di Minsk, sempre nell’inseguimento a squadre, in occasione dei Giochi Olimpici Europei, e Martina Fidanza (scratch). Aggiungiamo, soprattutto, Maria Giulia Confalonieri, Campionessa europa nella corsa a punti per il secondo anno consecutivo, capace di onfermarsi in una specialità prestigiosa e complessa in cui vincere è difficile, ripetersi molto di più.

La “rivoluzione verde” della pista femminile è ben rappresentata dal quarto titolo mondiale consecutivo per l’inseguimento a squadre juniores femminile, conquistato a Frankfurt da Camilla Alessio, Giorgia Catarzi, Sofia Collinelli, Eleonora Gasparrini e Matilde Vitillo. Queste maglie iridate ci dicono che cambiano le interpreti, ma resta valido il sistema di lavoro che il tecnico azzurro ha saputo costruire.

 

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