Il metro e mezzo diventi legge per Silvia e tutti i giovani uccisi dalla violenza stradale

Quest’oggi al Tribunale di Udine inizia l’udienza per il processo contro chi ha ucciso Silvia Piccini, stupenda ragazza di soli 17 anni travolta da un’auto nell’aprile 2021. Silvia quel giorno si stava allenando, come continuano a pedalare giovani e giovanissimi che ogni giorno sulle strade d’Italia rischiano la vita solo per praticare uno sport, raggiungere la scuola, muoversi liberamente in bicicletta, mezzo che troppo spesso diventa vittima sacrificale nella giungla dominata dai veicoli pesanti.

«Non si tratta di uno scontro tra automobilista e ciclista, si tratta del confronto tra esseri umani, tra chi uccide e chi soccombe. Questo è il momento giusto per dimostrare alla famiglia della piccola Silvia vicinanza e condivisione. È il momento per ognuno di noi di dire da che parte stiamo, se siamo dalla parte della vita e della giustizia o dalla parte dell’indifferenza che diventa complicità. Per Silvia e anche per tutti noi» commenta Marco Cavorso, responsabile sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) e, prima di tutto, papà di Tommaso, ucciso a 13 anni mentre era in sella alla sua bici.

Nel ricordo di Silvia e di tutte le vittime della strada, le cicliste e i ciclisti professionisti rinnovano il loro appello alle istituzioni per impegnarsi concretamente a promuovere la sicurezza stradale. «Non abbiamo ancora smesso di asciugare le lacrime versate per l’uccisione di Davide Rebellin, ma la strage continua giorno dopo giorno e, se non si prenderanno provvedimenti immediati e decisi, anche nel 2023 saremo costretti a piangere chissà quanti uomini e donne, spesso giovanissimi» aggiunge il presidente di ACCPI Cristian Salvato.

L’interessante report promosso da PATH Partnership for Active Travel and Health dimostra chiaramente come la violenza stradale sia un problema che riguarda soprattutto il nostro Paese, in cui ciclisti e pedoni perdono la vita più che in ogni altra nazione in Europa. I grafici pubblicati a fine 2022 dalla coalizione che chiede ai governi e alle città di impegnarsi concretamente a favore degli spostamenti a piedi e in bicicletta come soluzione chiave alle sfide del clima, della salute e dell’equità che ci troviamo ad affrontare, sono chiarissimi.

«Analizzando gli incidenti mortali per cento milioni di chilometri pedalati l’Italia svetta nettamente al primo posto con oltre 5 ciclisti deceduti. Il terribile primato si ripete anche analizzando le statistiche di chi si muove a piedi – continua Salvato. – Il nostro paese ha per distacco la più alta mortalità in Europa, il gap da recuperare è enorme, bisogna agire oggi. Il governo approvi la legge del metro e mezzo di sicurezza per il sorpasso sicuro di un ciclista perchè nessuna famiglia debba più vivere lo strazio di perdere una figlia».

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