ADDIO A FRANCO CALAMAI GRANDE FIRMA DEL GIORNALISMO

Il primo sport da raccontare il ciclismo

Il suo grande amico Alfredo Martini

FIRENZE – Ciao grande Maestro. Lo posso dire, io che mi sono sempre sentito un suo modesto allievo. Ci ha lasciati Franco Calamai alla bella età di 96 anni. Non lo sentirò più per telefono e quante volte mi ha chiamato per avere notizie ed informazioni.

L’ultima telefonata tra noi, era stata di chi scrive, la settimana scorsa, quando era tornato in ospedale e non poteva essere presente alla periodica riunione della Commissione del Giglio D’Oro, premio del quale è stato uno dei fondatori quasi 50 anni fa. Franco era nato il 23 settembre del 1924 a Sesto Fiorentino, era appassionato di ciclismo. Dal 1953 al 1978 giornalista pubblicista, collaboratore fisso e firma storica de “La Gazzetta dello Sport”, e in tempi diversi, anche con altri quotidiani e periodici. Dal 1978 al 1993 giornalista professionista responsabile della Redazione di Firenze de “La Gazzetta dello Sport” e collaboratore sportivo della Redazione fiorentina della Rai. Una volta in pensione aveva continuato la sua collaborazione con La Gazzetta dello Sport. Il suo primo sport è stato il ciclismo ma ha scritto a lungo anche di calcio, pugilato ed altri sport.

Nato a Sesto come abbiamo detto, è stato grandissimo amico per una vita intera di Alfredo Martini al quale 10 anni fa dedicò un libro “La Leggenda di Alfredo Martini, da 90 anni in sella da Bartali, Coppi e Magni a CT della Nazionale”. Un libro nel quale raccolse confidenze, memorie, aneddoti e curiosità sugli avvenimenti e i personaggi che hanno attraversato la Sua vita e quella del grande e leggendario saggio del nostro ciclismo.

Franco ci ha lasciato questa mattina a Firenze, ed ora è pronto a raggiungere la sua adorata ed amata moglie Gianna che lo aveva anticipato qualche anno fa, nell’ultimo viaggio.

Ai figli Luca, lui pure giornalista, e Stefano, e a tutta la famiglia Calamai, le espressioni del più vivo cordoglio. Ciao per sempre Maestro e grazie per tutto quello che mi hai insegnato.

ANTONIO MANNORI

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